
Il Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 305mila laureati del 2024 di 80 università. In particolare, si tratta di 171 mila laureati di primo livello, 102 mila dei percorsi magistrali biennali e 32 mila a ciclo unico.
Il Rapporto di AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati ha analizzato 690 mila laureati, di 81 università, di primo e secondo livello del 2023, 2021 e 2019 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
I laureati nel 2024 dell'Università dell'Insubria coinvolti nel XXVII Rapporto sul Profilo dei laureati sono 2.261. Si tratta di 1.585 di primo livello, 390 magistrali biennali e 286 a ciclo unico.
La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 3,5%: il 2,6% tra i triennali e il 6,7% tra i magistrali biennali.
Il 5,7% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 4,9% tra i triennali e il 9,5% tra i magistrali biennali.
È in possesso di un diploma di tipo liceale (classico, scientifico, linguistico, …) il 56,4% dei laureati: è il 51,9% per il primo livello e il 55,9% per i magistrali biennali. Possiede un diploma tecnico il 36,4% dei laureati: è il 41,6% per il primo livello e il 33,3% per i magistrali biennali. La restante quota dei laureati possiede un diploma professionale o estero.
L’età media alla laurea è 25,1 anni per il complesso dei laureati, nello specifico di 24,4 anni per i laureati di primo livello e di 26,6 anni per i magistrali biennali. Un dato su cui incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore.
Il 61,9% dei laureati termina l’università in corso: in particolare è il 60,9% tra i triennali e il 72,6% tra i magistrali biennali.
Il voto medio di laurea è 102,0 su 110: 99,6 per i laureati di primo livello e 108,3 per i magistrali biennali.
Il 57,3% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: è il 58,1% tra i laureati di primo livello e il 52,5% tra i magistrali biennali (valore, quest’ultimo, che cresce al 70,2% considerando anche coloro che l’hanno svolto solo nel triennio).
Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo) l’11,1% dei laureati: l’8,0% per i triennali e il 16,4% per i magistrali biennali (quota, quest’ultima, che sale al 20,9% considerando anche coloro che le hanno compiute solo nel triennio).
Il 70,5% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 72,9% tra i laureati di primo livello e il 68,9% tra i magistrali biennali.
Per analizzare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa si è scelto di prendere in considerazione l’opinione espressa dal complesso dei laureati in merito ad alcuni aspetti.
L’89,2% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e l’85,9% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, il 70,4% dei laureati che le ha utilizzate considera le aule adeguate. Più in generale, il 90,0% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso.
E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Il 67,6% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, mentre il 4,5% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso.
L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 3.266 laureati
dell'Università dell'Insubria. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2023 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello usciti nel 2019 e intervistati dopo cinque anni.
L'indagine ha coinvolto 1.579 laureati triennali del 2023 contattati dopo un anno dal titolo (nel 2024).
Il 46,8% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello (marginale la quota di chi si iscrive ad un corso triennale). Dopo un anno, il 46,6% risulta ancora iscritto all’università. Per un’analisi più puntuale, pertanto, vengono di seguito fotografate le performance occupazionali dei laureati di primo livello che, dopo l’ottenimento del titolo, hanno scelto di non proseguire gli studi universitari e di immettersi direttamente nel mercato del lavoro.
Isolando quindi i laureati triennali dell'Università dell'Insubria che, dopo il titolo, non si sono mai iscritti a un corso di laurea (52,5%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo.
A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è dell’83,9%, mentre quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 7,6%.
Tra gli occupati, il 17,6% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 25,7% ha invece cambiato lavoro; il 56,7% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo.
Il 46,1% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 20,6% su un contratto alle dipendenze a tempo determinato. Il 7,6% svolge un’attività in proprio (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.).
Il lavoro part-time coinvolge complessivamente il 10,0% degli occupati: il 4,4% lavora a tempo parziale per scelta, per il 5,6%, invece, si tratta di part-time involontario. La retribuzione è in media di 1.552 euro mensili netti.
Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? Si è presa in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università. Il 61,8% degli occupati considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Più nel dettaglio, il 55,5% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università.
I laureati di secondo livello del 2023 contattati dopo un anno dal titolo sono 659 (di cui 407 magistrali biennali e 252 magistrali a ciclo unico), quelli del 2019 contattati a cinque anni sono 492 (di cui 224 magistrali biennali e 268 magistrali a ciclo unico).
Tra i laureati di secondo livello del 2023 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati quanti sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è pari all’87,9% (88,7% tra i magistrali biennali e 86,5% tra i magistrali a ciclo unico). Il tasso di disoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è pari al 5,6% (7,3% tra i magistrali biennali e 2,5% tra i magistrali a ciclo unico).
Il 15,6% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 17,5% ha invece cambiato lavoro; il 66,8% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Tra i laureati magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 22,4%, 21,3% e 56,3%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 3,9%, 11,0% e 85,1%.
Il 22,3% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato mentre il 15,6% su un contratto alle dipendenze a tempo determinato. Il 9,0% svolge un’attività in proprio (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.). Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 32,8%, 20,9% e 3,7%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 3,9%, 6,5% e 18,2%.
Il lavoro part-time coinvolge complessivamente l’8,3% degli occupati (5,6% tra i magistrali biennali e 13,0% tra i magistrali a ciclo unico): il 3,6% lavora a tempo parziale per scelta, per il 4,7%, invece, si tratta di part-time involontario. La retribuzione è in media di 1.600 euro mensili netti (1.556 euro per i magistrali biennali e 1.679 euro per i magistrali a ciclo unico).
Il 78,0% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo (il 67,7% tra i magistrali biennali e il 95,4% tra i magistrali a ciclo unico); inoltre, il 72,0% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi (62,3% tra i magistrali biennali e 89,0% tra i magistrali a ciclo unico).
Il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2019, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è pari al 95,5% (91,9% per i magistrali biennali e 97,9% per i magistrali a ciclo unico). Il tasso di disoccupazione è pari all’1,7% (2,2% per i magistrali biennali e 1,4% per i magistrali a ciclo unico).
Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 39,9%, mentre gli occupati con un contratto a tempo determinato sono il 6,0%. Svolge un’attività in proprio il 15,9%. Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 74,7%, 8,8% e 8,8%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 17,6%, 4,2% e 20,4%.
Il lavoro part-time coinvolge complessivamente il 4,7% degli occupati (2,2% tra i magistrali biennali e 6,3% tra i magistrali a ciclo unico): il 2,6% lavora a tempo parziale per scelta, per il 2,1%, invece, si tratta di part-time involontario. Le retribuzioni arrivano in media a 2.108 euro mensili netti (2.172 per i magistrali biennali e 2.065 per i magistrali a ciclo unico). L’80,8% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto (è il 60,7% tra i magistrali biennali e il 93,6% tra i magistrali a ciclo unico); il 70,8% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università (53,8% tra i magistrali biennali e 81,7% tra i magistrali a ciclo unico).
Ma dove vanno a lavorare? Il 51,9% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 47,6% nel pubblico; lo 0,4% lavora nel non-profit. L’ambito dei servizi assorbe l’85,8%, mentre l’industria accoglie il 13,7% degli occupati; 0,4% la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.