Dall’Università dell’Insubria arriva un contributo di alto profilo per la formazione e la ricerca sul verde. La Fondazione Minoprio - punto di riferimento nazionale e internazionale per la formazione, la ricerca e la cultura del verde - ha annunciato l’ingresso nel proprio Comitato tecnico-scientifico della professoressa Nicoletta Cannone.
La nomina, approvata dal Consiglio di amministrazione della Fondazione, riconosce nella docente dell’Insubria competenze di elevato livello tecnico-scientifico, perfettamente in linea con la visione dell’Ente: promuovere uno sviluppo armonico tra ricerca avanzata, tutela dell’ambiente e percorsi formativi d’eccellenza. Con questo ingresso, la Fondazione rafforza la propria capacità di anticipare le esigenze del settore e di formare professionisti in grado di affrontare sfide cruciali come la transizione ecologica, il futuro dell’agricoltura e la gestione sostenibile del territorio.
Nicoletta Cannone è docente ordinaria di botanica sistematica e di biodiversità vegetale e cambiamenti climatici del Dipartimento di Scienze teoriche e applicate dell’Università dell’Insubria, ed è stata presidente del corso di laurea magistrale in Scienze Ambientali. Le sue ricerche si concentrano sulla valutazione e il monitoraggio degli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi vegetali in aree fredde (alta quota e alte latitudini). Ha condotto otto campagne di ricerca in Antartide e otto in Artico. È membro del comitato editoriale consultivo della rivista Scientific Reports e revisore per diverse riviste internazionali indicizzate ISI, tra cui Nature Climate Change, Global Change Biology e Antarctic Science.
Fondata oltre sessant’anni fa, la Fondazione Minoprio si trova in una tenuta di circa 60 ettari tra le province di Milano e Como. Si configura come un vero e proprio ecosistema del sapere: un luogo dove formazione, ricerca, sostenibilità e inclusione sociale si intrecciano. Il campus ospita scuole, serre didattiche, laboratori di ricerca, un’azienda agricola e un parco botanico aperto al pubblico, diventando un “laboratorio vivente” per l’innovazione ambientale e agricola.