Varese, l’arte e il femminismo, una storia avvincente, d’avanguardia, ma poco conosciuta. Prosegue l’attività espositiva dell’Università dell’Insubria, dove è stata inaugurata oggi, negli spazi del Rettorato, la mostra «Il Gruppo Immagine: una storia di artivismo femminista da Varese alla Biennale di Venezia», organizzata dal Centro di ricerca sulla Storia dell’arte contemporanea del Dipartimento di Scienze umane e dell’innovazione per il territorio e visitabile fino all’8 marzo, con ingresso libero dal lunedì al venerdì, ore 9-18.
La mostra è a cura di Massimiliano Ferrario, con la collaborazione dei professori Andrea Spiriti e Laura Facchin, e si inserisce nel calendario delle celebrazioni per i 25 anni dell’Ateneo. Protagonista è il Gruppo Femminista Immagine di Varese, tra i primi collettivi italiani composti da sole artiste chiamate ad animare l’acceso dibattito socio-politico e culturale sviluppatosi degli anni Settanta.
All’inaugurazione hanno partecipato i curatori, le artiste Mariuccia Secol, Mariagrazia Sironi e Silvia Cibaldi, il rettore Angelo Tagliabue, il direttore generale Marco Cavallotti, e due docenti dell’Ateneo in prima linea per le pari opportunità: Barbara Pozzo, che è anche delegata del rettore, e Paola Biavaschi, che hanno sottolineato l’importanza di questa iniziativa per la riflessione sui diritti delle donne in generale, oltre che nel contesto della città di Varese e dell’arte.
Il Gruppo Femminista Immagine è nato nel 1974 per volontà di Milli Gandini, Mariuccia Secol e Mirella Tognola e poi si è ampliato con le adesioni di Mariagrazia Sironi, Silvia Cibaldi e Clemen Parrocchetti. Un movimento che si è caratterizzato per l’impegno sul doppio fronte della militanza civile e della riflessione artistica, nella battaglia per la ridefinizione del ruolo della donna, a partire dalle istanze connesse al lavoro, alla famiglia e alla maternità.
«Abbracciando questi ideali – spiega Andrea Spiriti, professore ordinario di Storia dell’arte moderna e delegato del rettore per la valorizzazione dei beni culturali dell’Università dell’Insubria – le esponenti di Immagine affermano la loro convinta adesione al valore fondante della “seconda ondata femminista”: la fiera rivendicazione del primato della differenza di genere a scapito del richiamo all’uguaglianza, tratto distintivo della prima fase del fenomeno (metà XIX-anni Cinquanta del XX secolo), quella del cosiddetto femminismo classico».
«Un obiettivo – prosegue Massimiliano Ferrario, docente di Storia dell’arte contemporanea – capace di porre in correlazione, all’interno di un clima pluralista e variegato, Varese con altri centri urbani della Penisola, da Roma a Milano, da Padova a Napoli, particolarmente ricettivi nei confronti del clima di lotta innescatosi. Questa circolarità di rapporti è alla base di una nutrita serie di presenze del Gruppo Immagine a eventi di approfondimento, conferenze pubbliche, performance ed esposizioni, culminata nella partecipazione, nel 1978, alla XXXVIII edizione della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia».
Conclude Laura Facchin, docente di Storia sociale dell’arte: «Se gli ultimi decenni vedono, in Italia e all’estero, il netto intensificarsi di studi e di mostre sul tema della dialettica arte-femminismo negli anni ‘70, solo sporadica e incompleta è la menzione della storia del sodalizio varesino, protrattasi sino alla metà del decennio successivo. Ed è proprio la finalità di ricostruire le tappe salienti di una vicenda che coniuga arte e militanza, creatività e dissenso, a caratterizzare questa esposizione».
La mostra è strutturata in tre macro sezioni: una prima (1974-1977) rivolta all’indagine dell’operato del Gruppo dall’istituzione agli anni di più accesa azione a sostegno del network The International Wages for Housework Campaign (IWFHC); una seconda (1978) coincidente con la maturazione della volontà di «diventare famose» e di confrontarsi, nel prestigioso teatro della kermesse lagunare, con i colleghi uomini; un’ultima (1979-1988) dedicata alle esperienze più tarde del collettivo, progressivamente ridefinitosi in funzione dell’autonomia delle singole ricerche, che molto devono alla comune esperienza della lotta di genere.
La mostra «Il Gruppo Immagine: una storia di artivismo femminista da Varese alla Biennale di Venezia» è accompagnata da un catalogo scientifico, a cura del Crisac e pubblicato da Editris, e sarà visitabile fino all’8 marzo, con ingresso libero dal lunedì al venerdì, con orario continuato 9-18.
(Nella fotografia da sinistra: le artiste Mariagrazia Sironi, Silvia Cibaldi e Mariuccia Secol)