I telegiornali del 1998, il presente e il futuro: l'intervento del direttore di Espansione Tv Andrea Bambace

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Andrea Bambace, Espansione TV
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Venerdì 23 giugno nel Chiostro di Sant’Abbondio, a Como, per festeggiare i 25 anni dell’Università dell’Insubria. Il racconto degli esordi della nascita dell’ateneo, nel 1998, è stato affidato a due telegiornali dell’epoca realizzati da Espansione Tv, nata il 1° aprile 1985 e dunque testimone delle origini dell’ateneo. Li ha presentati il direttore dell’emittente Andrea Bambace, che ha poi dialogato con il rettore Angelo Tagliabue.

Di seguito la sua intervista.

 

Alle feste non si arriva mai a mani vuote, si porta sempre un pensiero e il nostro è una testimonianza, ormai storica, di quel processo che portò alla nascita dell’Insubria. Non è sempre stato così, qualche studente potrebbe dare per assodata e scontata una realtà che è costata fatica, impegno e sinergia di forze 25 anni fa. Espansione Tv è e quindi abbiamo testimoniato con entusiasmo la nascita e la crescita di questa università. Le testimonianze portate attestano il lavoro fatto nel primo quarto di secolo, cosa ne pensa professore?

«Di certo non è merito mio – ha detto il rettore Angelo Tagliabue –, io colgo i frutti di questo lavoro lungo. Non è stato semplice, era presente un’università di alto lignaggio il Politecnico considerata l’Università di Como. Poi con lungimiranza, gli investimenti a lungo termine non danno mai frutti nel breve e medio periodo. Noi siamo qui e rimaniamo qui, il personale amministrativo i tecnici, gli stessi studenti ci hanno sostenuto e incoraggiato nella crescita che sembra impossibile data anche l’iniziale competizione con un altro ateneo. Ci siamo ritagliati comunque un ruolo tra le mille difficoltà e sembra, dalle parole qui sentite, di esserci riusciti».

Como sta diventando una città turistica dalle dimensioni diverse a 10 anni fa. Stiamo sperimentando il turismo di massa per esempio. Può convivere una città turistica con una città universitaria oppure sono due anime difficili da coniugare? Se sì, come?

Rettore: «Io penso che la cultura possa dare qualità al turismo e far sì che duri nel tempo, senza cultura sarebbe destinato a morire. Abbiamo già visto nella storia che il turismo è una moda e come tutte le mode passa, se non si è in grado di sostenerlo con qualità. Invece, se c’è cultura diventa un turismo che rimane perché attira sempre nuovi turisti, soprattutto con un discorso qualitativo e non quantitativo che non bruci il territorio ma che lo renda sempre più bello».

«La mia amministrazione e l’amministrazione di questa università – è intervenuto il sindaco Alessandro Rapinese – abbiamo una cosa in comune: parliamo poco e facciamo tanto. Alcuni progetti non li riveliamo, ma ce ne sono e sono bellissimi. Uno lo anticipiamo. Abbiamo un bello stabile in via Volta e penso che sia la migliore residenza universitaria che si possa creare nel centro storico a supporto dell’Insubria. Abbiamo la ferma intenzione di consentire all’Insubria di svilupparsi, è la nostra università (un pochino anche di Varese). Devo dire che non ho mai avuto nessun dubbio nella valorizzazione di un palazzo del genere nel migliore dei modi, che potesse essere un supporto di questa natura. avremmo potuto destinare quell’edificio a mille altri scopi, ma questo per noi è il prevalente e preminente. È una scelta, ma sono quelle talmente semplici perché c’è di reattività, volontà e quindi sono investimenti che riescono in quanto c’è sinergia. Il risultato è dato anche dalla volontà di essere una squadra perché dopo tutto diventa facile e possibile».

Cosa si aspetta a questo punto dal territorio, potremmo dire per i prossimi 25 anni?

Rettore: «Io mi aspetto quello che ho visto fino adesso, cioè una grande collaborazione delle autorità, una grande volontà perché è stato capito che la bolla del turismo è proprio una bolla e quindi la volontà di qualificarsi sempre più città universitaria attraverso le iniziative di cui abbiamo sentito parlare e non solo. Bisogna continuare a proporsi, ripresentarsi, investire e andare avanti soprattutto per i nostri giovani che sono la nostra forza, i nostri datori di lavoro, ce lo chiedono e quindi dobbiamo necessariamente e i dati di AlmaLaurea ci hanno dato ragione, di cercare sempre di essere efficaci ed efficienti, nel solco dell’amore per il territorio in cui viviamo».

Nell’ottica di arricchire il territorio in cui l’università opera, è stato più volte detto che i laureati dell’Insubria trovano lavoro velocemente, ecco dal punto di vista accademico siamo riusciti a uscire dal complesso di sudditanza nei confronti dell’Università di Milano, al tempo stesso però non siamo in grado ancora di trattenere sul territorio i nostri laureati che si disperdono, nonostante fare esperienza fuori è importante ma il territorio non riesce a godere dei frutti che sviluppa. Come riuscire a trattenere o far sì che i laureati Insubria trovino lavoro più facilmente sul territorio?

Rettore: «Io sono contento abbiano un passaporto che gli permette di lavorare nel mondo perché significa che abbiamo fatto un buon lavoro di formazione. Naturalmente spero ci sia un ritorno un domani di alcuni di loro per ridare quello che gli è stato insegnato, sicuramente ci sarà. Per me è fondamentale che il laureato Insubria riesca a lavorare lontano perché allora abbiamo fatto un grande lavoro».

 

Data ultimo aggiornamento: 30 Giugno 2023